Così, con delle corvée paurose, ci eravamo infine attrezzati per proteggere le nostre rose più sensibili dai rigori invernali.
Ancora non sapevamo se la nostra soluzione avrebbe funzionato.
E l’inverno non è tardato
– e non ci dispiaceva punto: piantati in massa crocus e narcisi– mai abbastanza, avremmo considerato al debutto primaverile – riverniciate con l’impregnante (ad acqua) le mangiatoie per gli uccellini, comprate altre, fatte provviste di canederli di grasso e semi e di mangime, stipulati accordi di rientro serale col gattazzo sudtirolese, attendevamo che la neve imbiancasse in modo persistente il nostro giardino e il paesaggio intorno, rendendolo fiabesco.
Perché così è l’inverno, qui, alle prime avvisaglie.
I cavallini Haflinger, a Durna in Selve – Durnwald, dal lato opposto della valle.
La chiesetta di fianco al maso.
La strada dei taglialegna, verso il bosco.
Il maso.
L'incantevole signora, ladina, del maso.
Alberi.
Tornata a casa, giusto per non congelare: ecco il cicaleccio (!) delle cincie, affezionate clienti della nostra mensa all season.
Non le vedete? Cliccate qui.
E il severo guardiano dei castelli di rose, qualche tempo - e foglia - dopo, intento a vigilare fin dal mattino.
Oh, un guardiano da non contrariare, naturalmente.
Capite cosa intenda.
Pure gli oggetti apparentemente inanimati sono a rischio.
Sono certa di averlo sentito parafrasare Alberto Sordi.
Sì, sì, ha detto: "'a sdraio tu m'hai provocato!" prima di passare alla rappresaglia.
Assicuro i malpensanti che al massimo m’ero bevuta una sobria birra. E una grappetta sola. Alla genziana.
Nemmeno a stomaco vuoto.
O era la volta del vino con le caldarroste?
Anzi Törggelen, su braci di tralci di vite, che un amico del trevigiano ci passa, assieme ai tutoli del granturco, eccezionali per far fuoco.
Pronte e fumanti.
Tornando alle avvertenze: oltre a non irritare il feroce felino, dovreste guardarvi, mentre procedete nel bianco, dal calpestare l’irascibile spirito delle nevi. Vi potrebbe inghiottire in un sol boccone!
Inverno, e si capisce, è anche nevicare. E uccelli da sfamare. Con regolarità, altrimenti non si dovrebbe iniziare ad alimentarli. Non è un gioco la sopravvivenza a -30° C.
Quando il gioco si fa duro - e la neve è alta, le gazze lasciano i prati e vengono più vicine alla casa, a pietire qualche seme.
Ecco, durante una nevicata, la gazza.
La gazza e la mangiatoia I tempo.
La gazza e la mangiatoia II tempo
La gazza quasi contro la mangiatoia (III tempo)
Niente da fare: le getterò dei semi di girasole, che tuttavia scompariranno in breve sotto la neve.
Ma il passero, felice e contento del servizio, se ne esce di volata a chiamare gli amici.
In seguito avremmo tentato di escogitare una mangiatoia apposita, con più spazio tra l'appiglio e il recipiente del cibo, per consentire alle gazze di sorreggersi e di giungere ai semi, al coperto.
Fatta e montata, fu ignorata dalle gazze e grandemente apprezzata, oltre che da cinciallegre e cinciarelle, da un cardellino, visto proprio oggi mentre ci stazionava per un pezzo, scofanandosi, con manifesto entusiasmo, i semi di girasole.
E a proposito dell'oggi: prometto solennemente che dal prossimo post si inaugurerà la (qui tardiva) primavera! Via libera a crocus, scille siberiche, narcisi precoci. E qualche piantina di nuovo acquisto a dare un tocco di colore. O a promettere dolci lamponi a settembre.
venerdì 8 aprile 2011
L'inverno!
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