Caro diario (diario si fa per dire), rieccomi.
Perché del titolo: primavera di giorno ed inverno di notte, con temperature anche di – 7°C rilevate alle sette del mattino dal termometro appeso al muro sud di casa, e in posizione protetta. Che dire?
Imbestialita, imbufalita.
Per i seguenti non pochi motivi, da sussumersi alla voce “sorpresi da gelo e (leggera) brina" + "Inverno te possino":
1) Malus John Downie con gemme schiuse e foglioline,
2) Malus Red Jade un po’ meno aperto ma con foglie visibili,
3) Prunus Padus con fiore chiuso già delineato,
4) Malus Lizette, in posizione più protetta, con gemme totalmente aperte, fiori in boccio e foglie, rosso scurissimo, neonate,
5) Prunus cerasifera nigra con boccioli a fiore in pre esplosione,
6) Malus Ballerina venuto dalla terrazza di Venezia l’anno scorso: brava piantina, molto prudente: gemme attendono tempi sicuri,
7) Prunus Serrulata Royal Burgundy: altra brava piantina molto avveduta: gemme chiuse, ancorché frementi,
8) Albicocco venostano, quasi appoggiato al muro a sud di casa: tre fiori sbocciati. Insetti non pervenuti: presumo per sciarpe, berretto e guanti precocemente riposti nell'armadio stagionale.
Dico niente dei getti delle rose Narrow Water, così laboriosamente protette l’inverno.
Un grandissimo nervoso per quella quindicina di giorni post disgelo, in Marzo, ad alte temperature, che ha ingannato le mie piante, ingenue e meno ingenue, salvo rare eccezioni.
Sapevo che il recalcitrante inverno avrebbe tentato una sortita: ma che fosse così infìdo non l’avrei immaginato: dapprima giornate calde, quasi estive: lavorando in giardino son diventata, in brevissimo, color berlusconi versione pezzato-muratore, e poi, improvvisamente, gelido vento, nevicata a pochi metri di altitudine rispetto a noi, freddi notturni in notti stellate, cielo si tocca, suolo gelato, erba crepita sotto i passi.
Fenomenologia della settimana scorsa: di primo mattino i narcisi più alti accasciati a terra, esanimi ma in ripresa qualche ora dopo; foglie delle iris rizomatose come imbalsamate, altrettanto quelle dei tulipani Apricot Beauty. Cristallizzate le viole del pensiero, di regola resistentissime, ridotte come decori di un pasticcere maldestro,
idem le fragole e i muscari, quelli di rinforzo, appena comprati, accasciate pure le bellis perennis, anche queste di rinforzo, bimbe provenienti dal detto vivaio assieme alle viole del pensiero, ai muscari e ad altre personalità di spicco nel mio giardino, come gli alti Delphinium, i Lupini, le Digitalis.
Tutto cambia, fortunatamente, nello scorrere di poche ore e le dilette anime vegetative riprendono i sensi ai primi tepori del giorno, sorrette dai loro colori.
Ma non è consolante: per giorni ho imbacuccato il Malus John Downie, anzi notti, così come le rose Narrow Water e, pure, la Parkdirector Riggers. Col vento e da sola, il tessuto non tessuto che sventola come bandiera bianca/sciarpa di Isadora/mega pashmina impalpabile, è un gran casotto compiere questa operazione senza recare pregiudizio alle fragili gemme o alle foglioline appena venute alla luce. Stress sibila come il vento mentre m'industrio in questa operazione d'haute couture.
Così mi sono parzialmente consolata andando a fare un giro nel mio vivaio preferito: da Obojes a Valdàora, leggendario vivaio a quota proibitiva (1000 m. e a sbalzi climatici molto rischiosi).
Parzialmente, scrivevo, perché venivo informata delle gelate subite anche da loro: - 5° C mi diceva la signora Anna, rattristandosi con me per le piante rovinate e il danno subito.
Ma il vivaio, che bellezza quelle serre! Viole del pensiero, bellis perennis, le iris, i papaver orientalis e tutto quel ben di dio che i giardinieri chiamano erbacee perenni. Qui un minimo scorcio di un paio di bancali - tra gli infiniti - dedicati alle sole viole del pensiero.
E gli arbusti e gli alberi, appena tratti fuori dalle serre invernali. Una festa, insomma, nonostante le scaramucce del signor inverno in primavera.
Oh, non si creda che io sia una di quelle perdigiorno che si smarrisce nei vivai, eh! Da Obojes sono rigorosissima nel rispetto dei tempi: so quando arrivo, so quando riparto, ben oltre l'ora di chiusura, e ci vogliono, per indurmi a lasciare la postazione, non dico gli idranti ma quasi.
Domani, mi riprometto, scriverò delle neonate Scilla siberica, di crocus, di viole del pensiero, di cui alcune sono sopravvissute all’inverno a – 30°C ed altre han fatto i piccoli, già in fiore ai primi tepori.
E dei bellissimi Tulipa pulchella, che ho provato a lasciare nel terreno con ottimo risultato!
Senza dimenticare le progenie dei lupini blu violetto della val Casìes.
E dei nuovi clienti nei ristorantini fly-in: i verdoni. E della cincia mora!
Quante cose! Mi sa che scriverò a rate altrimenti chi lavorerà al mio posto, in giardino, con tutto quel che c’è da fare?
Qualcuno, a onor del vero, si è offerto di scrivere per me.
Non molla la penna e fa risolutamente il pennuto, pare che intenda mimetizzarsi per aver buon gioco con quei nuovi ospiti del ristorantino fly-in di cui vorrebbe così tanto occuparsi. Personalmente, dice.