giovedì 12 dicembre 2013

Buona sera a tutti! Dopo la breve esperienza su Blogspot ritorno al mio blog su Wordpress, perché ci sono, lì, possibilità di catalogazione gerarchica comodissime, strutture di modifica molto ben congegnate e articolate e questo fa di quel tipo di gestione una gestione perfetta. Mo' i post lì sono un po' da risistemare ma ho portato tutto, anche se, per ora, non ben marginato o con foto della dimensione non perfetta.

martedì 10 dicembre 2013

Chutney di limoni Ferber

chutney di limoni

Chutney di limoni Ferber Larousse des confitures


900 gr. di limoni non trattati
200 gr. di cipolle bianche
30 gr. di sale fino
40 cl. di aceto di mele
400 gr. di zucchero semolato
120 gr. di uva passa (mi sono risolta per metà sultanina e metà Corinto)
1 cucchiaio da caffè di zenzero in polvere (ho misurato 1/2 tsp metrico)
½ cucchiaio da caffè di pepe di cayenna (1/4 tsp metrico)

Primo giorno:

Spazzolare i limoni sotto l’acqua fredda corrente (io uso uno spazzolino di saggina e mi ci trovo benissimo) e asciugarli per bene. Rimuovere la prima scorza, solo il giallo (se a qualcuno interessa mostrerò un utilissimo aggeggio con cui si pelano anche pomidoro e peperoni) e mettere da parte.
Mondare e tagliare finemente le cipolle.
A strati alterni (salati) mettere le scorze e le cipolle in una terrina non di metallo e lasciar macerare coperto e al fresco fino al giorno dopo (almeno 12 ore).
Spremere i limoni e riservare il succo in una bottiglia pulitissima (tappare e refrigerare)

Secondo giorno

Utilizzando un colino fine sciacquare in acqua fresca corrente ciò che si è messo sotto sale il giorno prima. Sminuzzare (hacher) le scorzette di limone.
Nel frattempo io metterei lo zucchero a scaldare, nel forno al minimo della temperatura (50 gradi), la Ferber non menziona questo passaggio, e trarrei dal frigorifero il succo di limone, perché si acclimati almeno un poco.
Mescolare l’aceto e lo zucchero in una pentola che conterrà infine il tutto, a fuoco dolce far sciogliere lo zucchero perfettamente, sempre mescolando. Aggiungere il succo di limone, le cipolle e le scorze di limone, l’uva passita e le spezie.
Tratto lo zucchero dal forno, se ce l’avete messo a riscaldarsi, metteteci (se già non ci sono) i vasetti pulitissimi e alzate la temperatura a 140 gradi, per sicurezza.
Cuocere a fuoco dolce per una quarantina di minuti, dice la Ferber - ma per me si tratta di un'ora abbondante - mescolando senza sosta, fino a che la preparazione inspessisca.
Nel frattempo tenete d’occhio la temperatura del forno e spegnetelo, dopo che almeno per un quarto d’ora i vasetti vi siano rimasti a 140 gradi (imposto a 140 solo per prudenza), e mettete a bollire i coperchi.
Quando l’evaporazione sia sufficiente e il composto vi paia essere di una giusta densità spegnete e invasate a caldo.
Stagionare almeno per due mesi prima del consumo. Gli è che assaggiandolo ancora caldo mi sa che non stagionerà tanto a lungo. Nemmeno l'almeno!

La Ferber consiglia di far marinare des brochettes des volaille (spiedini di pollo per esempio, o altri volatili) nel succo di limone e di servirle, condite con olio di oliva e profumate con qualche foglia di menta, con un poco di questo chutney

Vi prendesse vaghezza di un chutney all'arancia, sempre della Ferber e dal Larousse des confitures lo trovate qui.


lunedì 9 dicembre 2013

Aceto semplicissimo al succo e scorza di limone


Io me lo vedo bene con la mayonnaise. Almeno credo.

2 limoni
600 ml. di aceto bianco
tre foglioline di melissa (melissa officinalis)

Lavate le tre fogliette di melissa e lasciatele asciugare su un telo o carta da cucina.
Sterilizzate una bottiglia dal collo sufficientemente largo, prelevate la scorza dei limoni curando di limitarvi allo strato esterno, giallo, spremete i limoni.
Mettete tutto nella bottiglia, filtrando il succo dei limoni.
Tappate fermamente e agitate per bene controllando che il coperchio non perda.
Lasciate stagionare tre settimane in luogo fresco e buio.
Filtrate attraverso un lino imbottigliando in una bottiglia sterile e tappare bene.

Si può fare con le arance, omettendo la melissa.


Aceto semplicissimo al succo e scorza di arancia

2 arance medie
600 ml. di aceto bianco
.
Sterilizzate una bottiglia dal collo sufficientemente largo, prelevate la scorza delle arance curando di limitarvi allo strato esterno, spremete i frutti.
Mettete tutto nella bottiglia, filtrando il succo raccolto.
Tappate fermamente e agitate per bene controllando che il coperchio non perda.
Lasciate stagionare tre settimane in luogo fresco e buio.
Filtrate attraverso un lino imbottigliando in una bottiglia sterile e tappare bene.

Ottimo con i limoni e con l'aggiunta di melissa, vedere qui.

Marmellata di arance e zenzero

ma chi? ma come? zucchero GELATINIZZANTE?

L'ho acquistato a scatola chiusa, ovvero incellophanato (oh my dog, l'ho scritto!), ma ditecencell'o vuje a questi chef, stavolta non sono contentissima del loro librino della serie 33x, intitolato Fatto in casa, edito da Athesia.
Sì, voglia di provare diversi sciroppi, anche per essere iniziata ai misteri degli acidi citrico e tartarico e altre conserve con la presenza di zucchero gelificante, ma pensavo che su questi ultimi sarebbero stati più precisini. Invece di preciso non c'è nulla, non si specifica quale sia il tipo di zucchero (1:1, 2:1. 3:1) da impiegarsi, si dice di seguire le istruzioni del produttore del detto mirabile zucchero ma poi si fa bollire a fuoco basso per un eterno quarto d'ora quel che il produttore farebbe bollire a fuoco vivace per una manciata di minuti.
E si danno pesi netti, in questo caso, veramente fuorvianti.
Però la conserva è buona e val la pena di metter via le sei arance non trattate necessarie.

Dunque:

6 arance non trattate (io avevo le Washington Navel e quelle ho usate)
600 gr. zucchero gelificante (poi vi dico)
10 gr. di zenzero pelato e tagliato a fettine (io à julienne tagliai)

Lavare le arance con acqua calda (mi no, mi le spazzolo con un mirabile coso di saggina e sotto acqua corrente fresca) e asciugarle bene. Rimuovere lo strato più superficiale arancione, senza intaccare la parte bianca sottostante.
Loro dicono 100 gr. circa ma proprio non ci siamo! Sei arance non hanno così tanta scorza e così ne ho prelevata da altre, che poi ho utilzzate come vi dirò.
Tagliarle a striscioline sottili e immergerle in acqua bollente sbianchendole per cinque minuti e scolare.
Spremere le arance: e loro dicono 700 gr. di succo. Ok, quasi ci siamo, e penso che si siano riferiti allo zucchero 1:1, che in casa non ho. Ne ho 2:1 e così ne metto 350 grammi, la metà del peso del succo
Pelato e tagliato lo zenzero, riunire il tutto in una terrina mescolando per bene e lasciare macerare un paio d'ore.
Versare nella pentola di cottura, portare a bollore e cuocere a fuoco dolce (così dicono loro, in contrasto con le istruzioni di tutti i produttori di questi zuccheri a me noti), per un quarto d'ora (di contro ai tre-quattro minuti consigliati). Io mi sono attenuta alla ricetta e ho proseguito per tutto il tempo, quindici minuti di punti interrogativi.
Non ho fatto nessuna prova e ho invasato a caldo.

Come ho utilizzato le residue arance depredate della buccia, ma ancora avvolte in quel tessuto bianco e non spremute? Le ho acchiappate e tagliate a fette, servite in insalata sotto un velo di un olio portentoso, da ulivi delle rive di Anzano, che un mio cliente da non molto ha messo in produzione, pepe bianco buonerrimo, di cui più non ricordo il nome, sale di Cervia e gocce dense di aceto tradizionale dell'Acetaia del Cristo (sigillo oro!) quasi vecchio come un mio eventuale figlio, se ne avessi avuti. Pepe e aceto regali di due carissime amiche, tesaurizzati comme il faut!

P.S. Ne vengono fuori quattro bei vasetti giusti giusti, come i due nella foto.

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sabato 7 dicembre 2013

Scorze d'arancia speziate candite

Spiced Orange Peel day three pronti per la cantina

Spiced Candied Orange Peel da Sensational Preserves (foto orrenda, mi scuso, domani rimedierò :-))

A volte capita di voler preparare una conserva, o una ricetta da consumo immediato, e di trovarsi con degli scarti di valore. Come nel caso di ricette che prevedano, per dire, l’utilizzo di agrumi sbucciati a vivo: se gli agrumi non sono stati trattati è un gran peccato non utilizzare le scorze. 
Così ho voluto provare questa ricetta, il cui esito finale mi è ancora sconosciuto, per candire le scorze in uno sciroppo speziato, aromatico, profumato di cannella e chiodi di garofano.

Se non piacciono le spezie si possono omettere, naturalmente, o tentare altre avventure.

6 arance, limoni, pompelmi o limette. O un misto (io propendo per la canditura monotematica).
350 grammi di zucchero
8 chiodi di garofano
1 pezzo di cannella in canna

Primo passaggio

Dividete a metà, per il lungo, i frutti e poi in quarti, rimuovendo le scorze in singoli pezzi, che manterrete interi (restano più idratati, secondo me, e migliori). Io ho usato le scorze di arance che avevo pelato a vivo per fare un chutney (della Ferber) con datteri ed altro, ed ho tagliato i frutti in modo da ottenere i quarti di scorza come sopra.
Fate sobbollire le scorze in un po’ di acqua per 1-2 ore, fino a quando risultino tenere. Se lavorate i pompelmi è meglio che cambiate l’acqua due o tre volte, per dissipare l’amaro.
Scolate e riservate l’acqua di cottura, che porterete a 300 ml. eventualmente aggiungendo altra acqua, se mancante.
Versate l’acqua così misurata in una pentola pulita, aggiungete 225 grammi (dei 350) di zucchero, le spezie e fate scaldare a fuoco dolce, mescolando, fino a completa soluzione dello zucchero. Alzate la fiamma e portate a bollore, immergendovi allora le bucce.
Togliete dal fuoco e versate in un contenitore a prova di calore, coprite con carta forno e lasciate in macerazione due giorni in luogo fresco

Secondo passaggio

Fate scolare le scorze raccogliendo lo sciroppo in una pentola pulita, aggiungetevi il resto dello zucchero e scaldate a fuoco dolce mescolando fino a quando lo zucchero non sia completamente sciolto. Aggiungete allora le scorze e sobbollite per un’ora, un’ora e mezza fino a quando le bucce non siano diventare traslucide.
Qui l'aspetto quando ancora lo sciroppo è poco concentrato:
Spiced Orange Peel day three
Qui quasi a fine cottura:
  Spiced Orange Peel day three addensandosi lo sciroppo

Versate il tutto in un contenitore a prova di calore, coprite (io dapprima copro con carta forno, poi tapperò il vaso che vedete qui sopra illustrato, penso sia meglio evitare condense). E lasciate in luogo fresco, magari in cantina, per due o tre settimane.

Terzo passaggio

Scolate le bucce (tenete il residuo sciroppo, è sempre buonissimo e potreste aromatizzarvi un tè, forse un vino caldo, una cioccolata, vedete voi) e trasferitele su una griglia posta su un vassoio. Mettete in forno alla minima temperatura (mai superiore a 50 gradi) e lasciarle ad asciugarsi per parecchie ore fino a quando siano secche e non più attaccaticce.
Mettere in contenitori in strati sovrapposti, divisi da carta forno e riporre in luogo fresco, scuro, secco. Fino ad un anno dovrebbero mantenersi.

N.B. E’ la prima volta che eseguo questa ricetta e quindi ora non so se il processo porterà a bucce morbide o se lo zucchero dispettoso cristallizzerà. Se così fosse e se il gusto fosse buono aggiungerò del miele allo sciroppo o del glucosio. Il miele l’ho felicemente aggiunto in una canditura dello zenzero che ha avuto ottimi risultati.




venerdì 6 dicembre 2013

Mandotai secco, liquore a base di kumquat



kumquat
Gr.
420
acqua
Gr.
350
zucchero
Gr.
140
chiodi garofano

5 o 6
cannella

Un pizzico abbondante di corteccia frantumata
alcool 95 gradi
Gr.
420 (pesatelo, eh, sono grammi non ml. e l'alcool non è acqua :-))

Riprendo in mano il Conservatutto di Angelo Sorzio, ritrovato dopo molti anni su ebay. Il mio giace ordinato nella casa di Venezia. in fascicoli ancora da rilegare, comprati a Biella, dalla mia sapiente mamma - da Ramella, se ben ricordo il nome dell’edicolante in Via Italia - poco lontano dalla nostra boutique di moda e dalla Piazza Duomo in cui sono nata. Pagine popolate di note, soprattutto mie, e ricordi di lei, mamma, della mia amatissima zia Netty, e di un amico, compagno di scuola delle elementari: occhi da matto, orecchie a sventola e fiocco blu su un grembiulino nero da cui sbucavano bianche gambette di bambino.
Gianluigi, da cui anni dopo, dismessi fiocchi e calzoncini corti suoi e miei, compravamo ottime verdure, coltivate in un orto di parenti suoi, splendido e grande e fecondo.
Ho trovato un produttore che mi ha mandato, oltre al resto, anche dei kumquat non trattati: sono pochini, me ne ha mandati dei suoi, che tiene su piante a scopo ornamentale, per gentilezza. e visto che non maturano, li destino a questo liquore, che ricordo aver sperimentato tanti anni fa, utilizzando i miei piccoli agrumi rotondi, coltivati in casa, di cui ora mi sfugge il nome. Svernavano in casa e venivano riportati in terrazza in aprile. Un anno, io ero stata operata, ridotta quasi in fin di vita, e non potevo portar pesi, Piero non se ne occupò. Forse voleva mostrare l’importanza del suo contributo, forse era addolorato. Ho ancora le loro foto, carichi di frutticini: tranne che per gli spostamenti stagionali ero io che badavo a loro, difendendone il vaso dalla mia truppa di dieci gatti venessiani con dei sassi bianchi pesanti. E curandoli, e riparandoli nelle giornate fredde con tessuto non tessuto, o schermandoli dal sole all’aria aperta i primi giorni in terrazza. Lezione molto amara, di cui ancora non afferro il senso, visto che è un uomo buono e generoso quello che ho sposato.

Tornando all’oggi ecco come si fa questo liquore, le cui dosi ho adattato al peso dei kumquat che ho a disposizione.
A differenza di altre preparazioni, non occorre, qui, bucherellare la buccia dei frutti, né si fa come col limoncello, mettendo in infusione le scorzette in solo alcool ed eventuali spezie/erbe e poi aggiungendo lo sciroppo. Qui si mette tutto in un vaso con coperchio a tenuta ermetica, per cinque mesi, a macerare, agitando di tanto in tanto. Quanto al vaso, qui ne ho utilizzato uno da un litro e mezzo.
Poi si cola e si filtra su carta imbottigliando, tappando. Inceralaccare il tappo e stagionare per sei mesi. I fruttini macerati possono essere utilizzati per un’altra preparazione a base di vermouth.

giovedì 5 dicembre 2013

Leisurely Marmalade

Leisurely Marmalade day two beginning

Leisurely Marmalade da Sensational Preserves

(per farne un kg. e mezzo, circa)

6 grandi arance dolci (io ho usato le Washington Navel ma penso che proverò anche con arance a buccia più sottile e magari aggiungendoci del whisky )

½ limone grande
zucchero riscaldato (in forno al minimissimo per una ventina di minuti in un contenitore resistente al calore)

Primo giorno:

Lavare e spazzolare i frutti per bene sotto l’acqua corrente.
Rimuovere le parti finali ed affettare gli agrumi, lasciandoli macerare per un giorno in mezzo litro d’acqua in una pentola coperta.

Secondo giorno:

Portare a bollore la preparazione e sobbollire leggermente, mescolando ogni tanto, per 25-30 minuti, a seconda di come si desiderano morbide le scorze.
Togliere dal fuoco, lasciar raffreddare, coprire e lasciar macerare un altro giorno.

Terzo giorno:

Pesare il contenuto in macerazione (fettine e succo) e rimetterlo nella pentola aggiungendovi, per ogni 450 grammi, 650 grammi di zucchero riscaldato (vedi sopra come). Se avete una calcolatrice moltiplicate il peso ottenuto per 1,44 e otterrete il peso dello zucchero necessario.
Mescolate bene a fuoco basso fino a scioglimento dello zucchero (per questo viene preventivamente riscaldato, per far sì che si possa presto passare alla bollitura energica, conservando maggiormente la vividezza del sapore degli agrumi) e bollire poi vivacemente per un’ora buona, tempo necessario perché la preparazione giunga alla consistenza ottimale, che poi corrisponde, in genere, alla temperatura di 105° C. Fate le vostre prove ma ricordatevi che questo tipo di marmellata di consolida nel tempo.


Rimuovete dal fuoco e schiumate (io ho schiumato anche prima, durante la cottura), lasciate che si assesti per una decina-quindicina di minuti (per evitare che la frutta si accumuli in cima al contenitore), mescolate e invasate in vasi caldi (warm), pulitissimi perfettamente asciutti, lasciando raffreddare per tutta la notte senza muovere i vasi.

Leisurely Marmelade day three

mercoledì 4 dicembre 2013

Chutney all’arancia

Chutney all'arancia Ferber Larousse des confitures

Chutney à l’orange Ferber Larousse des confitures

Vasetti tutti in fila in attesa delle etichette :-) 

Si fa velocemente e le bucce delle arance, se non sono trattate, si possono candire: in questo caso io taglio i frutti a metà per il lungo e poi a quarti e rimuovo la scorza così che si possano fare dei canditi in gran pezzatura, secondo me i migliori. Una tra le molte ricette la trovate qui (si tratta di scorze di arancia speziate e candite ma è la prima volta che la provo e non ne conosco ancora i risultati finali).

1 kg. arance (io ho usato Washington Navel, di Arance da gustare  (*) ché quelle avevo, molto succose e chiare)
250 gr. cipolle (avrei preferito usare cipolle bianche francesi, quelle doux de Cevennes, ma ne avevo di gialle, ne ho usata una)
450 gr. di datteri freschi
60 cl. aceto di vino bianco
2 cucchiaini da caffè di zenzero in polvere
2 cucchiaini da caffè di coriandolo in polvere

Questa volta è meno precisa, la Christine Ferber, che di solito da conto del peso equivalente nettato.
Ho ripesato gli ingredienti e per questo giro ho 582 gr. di arance e succo, 240 gr. di cipolla, 417 di datteri.

Pelare le arance (io ho fatto come sopra per ottenere le scorze da candire, dopo averle ben spazzolate sotto l’acqua corrente) e rimuovere tutta la pelle bianca, tagliarle a pezzi, conservando il succo in un recipiente sottostante,  eliminando i semi (le mie arance non ne avevano). Una ricetta per candire le scorze di agrumi la trovate qui.
Mettere in una casseruola.
Pelare e triturare finemente le cipolle.
Snocciolare i datteri tagliandoli in due e ridurli in piccoli pezzi.
Mettere tutti gli ingredienti, spezie incluse (io non ho idea della capienza dei cucchiaini da caffè francesi così mi sono regolata con mezzo tsp (metrico) =  1 cucchiaino da caffè , giusto per avere una misura costante quando assaggerò il chutney maturato).
Portare a ebollizione e lasciar cuocere a fiamma dolce per almeno un’ora, di modo da far ridurre e inspessire il preparato.
Quando il liquido sarà sufficientemente evaporato rimuovere dal fuoco e invasare, incoperchiare a caldo e lasciare macerare da un mese a due prima di consumare.

Se voleste sperimentare un chutney di limoni, sempre della Ferber e sempre dal Larousse des confitures lo trovate qui.

(*) Washington Navel (da qui)
La varietà Washington Navel è conosciuta anche con il nome di “Brasiliano”, poiché questa cultivar di arancio arriva da Bahia, in Brasile. Queste arance sono per diffusione le seconde coltivate al mondo, dopo la varietà Valencia; in Italia vengono coltivate soprattutto nella Sicilia occidentale, in Puglia, Sardegna e nel Metaponto. Le arance Washington Navel sono di pezzatura elevata e presentano una forma sferica, leggermente ellittica o ovoidale; maturano dalla metà di dicembre sino a marzo. Caratteristica tipica delleWashington Navel, così come delle altre varietà ombelicate, è la presenza dell’ombelico di dimensioni variabili, che può presentarsi anche chiuso. Le arance Washington Navel si distinguono dalle “cugine”Navelina per le dimensioni maggiori; la loro buccia è di medio spessore, di colore arancio intenso e grana medio-fine, ed il contenuto di succo è elevato. La polpa è croccante e dal sapore gradevole, non troppo acido, dal colore arancio intenso che varia a seconda del grado di maturazione.
Nota di assaggio a caldo: la Ferber lo consiglia con anatra arrosto o per deglassare la padella in cui siano stati cotti dei magret, io penso che starebbe bene anche accostato ad arrosto di maiale o, forse, a riso con gamberetti.

martedì 3 dicembre 2013

Marmellata di Clementine Ferber Mes Confitures

marmelade de clementines Ferber day one


Ferber consiglia di scegliere clementine a buccia molto sottile e credo abbia ragione, tuttavia io al momento ho in casa della clementine San Francesco, non trattate, e vorrei provare ugualmente.Anche rispetto al taglio non si riesce, con questo tipo di frutto, ad affettare sottilmente, come la ricetta prescrive.

800 grammi di clementine non trattate
700 gr. di zucchero cristallizzato
il succo di due piccoli limoni
400 grammi di gelée di mele verdi

Non ho gelée di mele verdi (nel senso di mele malmature) ma ho la mia rosseggiante gelée di mele John Downie, vera e propria fonte di pectina. Diversamente dalle indicazioni delle Ferber in questi casi, è fatta con zucchero pari al 70% del peso del succo.

E’ una conserva in tre giorni.

Primo giorno.
Sciacquate  e spazzolate le clementine, e asciugate, si tagliano a rondelle molto fini, da tagliarsi ulteriormente in metà e quarti, dopo aver rimossi gli eventuali semi.
Si riuniscono tutti gli ingredienti, tranne la gelée, nella pentola da marmellate, mescolando molto accuratamente, e si tiene il fuoco basso, controllando la soluzione dello zucchero, fino al primo fremito di bollore. La foto d'apertuna  illustra questo momento. Si toglie allora dal fornello e si versa il tutto in una terrina. Coperta da carta fondo la nostra preparazione sarà lasciata macerare al fresco per una notte.

Secondo giorno
Ove si porterà nuovamente a bollore questa cottura e la si verserà nuovamente in una terrina a macerarsi per una notte ancora

Terzo giorno
Versare il preparato nella pentola da marmellate, aggiungere la gelée e portare a ebollizione mescolando con delicatezza. Schiumare e mantenere la cottura a fuoco vivo da cinque a dieci minuti mescolando in continuazione. Verificare la consistenza, invasare.

Mi piace molto vedere che cosa bolle in pentola in altri paesi (con la stessa ricetta). Per questa ho trovato questo link.


lunedì 2 dicembre 2013

Confettura di zucca al limone Alba Allotta

confettura di zucca Allotta by fratella
confettura di zucca Allotta, a photo by fratella on Flickr.
Dall' ottimo libro La cucina siciliana, di Alba Allotta (non so se in questa edizione), regalatomi da mia sorella Patrizia (grazie!), ho tratto e realizzato questa ricetta, raddoppiandone le dosi.
A ragion veduta, nel senso che ho una pentola per le marmellata, ampia e capiente a sufficienza, e tenuto conto della potenza riscaldante del mio piano di cottura, che assicura, con quella pentola e con questo quantitativo, la velocità del portare a regime una confettura di questo tipo, dopo il lento tempo di scioglimento dello zucchero.

Scrivo di seguito le dosi, doppie rispetto alla ricetta originale:

1.400 grammi di polpa di zucca (la ricetta prevedeva la zucca del tipo Marina di Chioggia, io ho usato una zucca Delica)
800 grammi di zucchero semolato
2 limoni non trattati

Io ho tagliato la zucca a dadini e l'ho messa in un cartoccio di alluminio in forno a 180°C per una ventina di minuti.
La ricetta dice semplicemente di avvolgere la polpa di zucca in un cartoccio di alluminio, cuocere come specificato e passarla appena morbida al passaverdura, fase che io ho saltato perché preferisco i pezzetti, soprattutto nel caso della zucca Delica, mai acquosa e di ottima consistenza.

Aperto il cartoccio (fate attenzione al vapore!) ho trasferito i dadetti di zucca in una terrina e ho aggiunto lo zucchero (che avevo intiepidito), 4 cucchiai di succo di limone, e la scorza dei due limoni non trattati. Io ho scelto dei limoni ancora verdini per le scorze e penso di aver fatto un'ottima scelta.
Sulla scorta della felice esperienza di un'altra conserva di zucca (e zenzero), ho lasciato macerare una notte, passaggio che nella ricetta originale non c'è.

Il giorno dopo ho travasato il tutto dalla terrina di macerazione alla pentola per le marmellate e sono stata molto attenta al totale preventivo scioglimento dello zucchero, a fiamma bassa, alzando poi la fiamma per portare a densità opportuna.

Massima attenzione a non far caramellare lo zucchero!
Invasato a caldo in vasi sterilizzati nel forno e ancora a scottadito :-) e chiusi con coperchi twist off fatti bollire.
Da un po ti tempo ho ripreso l'abitudine di non capovolgere i vasetti, però li copro con un panno e lascio che si raffreddino lentamente, fuori da correnti d'aria.

domenica 1 dicembre 2013

Fette di arance speziate Spiced Orange Slices

Fette di arancia speziate

(per la prima volta su questi schermi, work in progress, dall'ottimo libro Jams, Preserves, & Edible Gifts di Sara Paston-Williams)

10 grandi arance non trattate, dalla buccia sottile, tagliate a fette spesse mezzo centimetro;
600 ml. aceto di vino bianco
kg. 1,1 zucchero semolato
1 ½ bastoncino di cannella (è un libro inglese UK, il riferimento è cinnamon stick)
gr. 8 di chiodi di garofano interi
8 blades of mace (con mace si intende macis, la membrana che ricopre la noce moscata, giunta a me, in profumatissime bustine dalla bella Genova per mano di un’amica dall’angelica voce, che ringrazio assaissimamente ancora. La dose così espressa nella ricetta mi mette un po’ in croce).

Pesando i chiodi di garofano sono rimasta parecchio interdetta sul loro numero - tantissimi! - e sono tornata a controllare la ricetta. Sono proprio quasi otto grammi, 1/4 di oncia. Mi ci attengo anche se mi pare tantissimo.

Primo giorno

Mettere le fette delle arance in una pentola grande e coprire con acqua fredda. Far bollire lievemente, parzialmente coperto, fino a quando le bucce non siano tenere – all’incirca una quarantina di minuti. La buccia dovrebbe risulatare molto morbida se compressa tra l’indice e il pollice.
Nel frattempo mettere tutti gli altri ingredienti in una pentola e bollire per pochi minuti per ottenere uno sciroppo. Scolate le arance con una schiumarola, tenendo da parte il liquido di cottura, e mettetele nello sciroppo. Sobbollite scoperto per 30-40 minuti o fino a quanto le arance siano traslucide.
Mettere tutto in una terrina e lasciate macerare una notte.

Secondo giorno

Il giorno dopo far sobbollire nuovamente le arance nello sciroppo fino a quando siano uniformemente cotte. Invasate in vasi caldi (warm) , aggiungete lo sciroppo e incoperchiate. Attenzione: non caldissimo il tutto perché non dovreste creare del vuoto giacché nei giorni successivi, poiché le arance assorbiranno il liquido, dovrete aggiungerne, utilizzando il liquido di cottura messo via.

Lasciate stagionare per 6-8 settimane prima di consumare.

Voglio ringraziare Nadia di Arancedagustare per la sua gentilezza e per i prodotti della sua azienda, consigliata da un amico, profumatissimi, prestamente e bene arrivati dalla Sicilia nel mio (s)prufùnd Nord nel giro di tre giorni (da lunedì mattina a mercoledì mattina): buoni, sani e convenienti. Le arance di questa ricetta sono sue.

mercoledì 27 novembre 2013

Zucca e limone caramellato - Potiron et citron caramélisé Ferber


E’ questa l’ultima ricetta che sto provando, anzi, ne scrivo la ricetta oggi, quasi alla fine dell’opera, divisa in tre tempi, tre giorni. Oggi sono al secondo e domani la terminerò.

Christine Ferber Mes Confitures
Potiron et citron caramélisé

700 gr. di polpa di zucca (io ho usato la zucca Delica)
800 gr. di zucchero semolato + altri 200 gr.
100 gr. (100 ml) di acqua
8 limoni, più o meno quelli che servono ad ottenere 250 ml di succo
2 limoni non trattati
50 gr. di miele di fiori d’acacia

A differenza di quel che scrive la Ferber, che divide la zucca a metà e in quarti, prima di pelarla e ridurla in piccoli dadi, io la affetto, la pelo, e la taglio a dadini.

Primo giorno: la zucca a dadini viene messa in una terrina con lo zucchero, il succo dei limoni e il miele. Si mescola con cura e si lascia macerare al fresco, coperto da un foglio di carta forno, tutta notte.

Secondo giorno: si versa il tutto nella pentola da marmellate e si porta al primo bollore, anzi al fremito. E si raccoglie tutto nuovamente in un recipiente, coperto dal foglio di carta forno, e si lascia macerare al fresco come la notte precedente.

Terzo giorno: sciacquate e spazzolate con cura, sotto l’acqua corrente fresca, i due limoni non trattati e tagliateli in fini rotelle.
Nella pentola da marmellate ponete queste rotelle, assieme ai 200 gr. di zucchero e all’acqua, e fate cuocere fino a quando non diventino traslucide e lo sciroppo inizi leggermente a caramellizzare.

Ferber Potiron citron caramélisé


Rimuovete dal fuoco (io farò in modo di avere del ghiaccio a portata di mano, da mettere in una padella per eventualmente raffreddare la pentola da marmellate mettendocela sopra) e prendete con cura le rotelle di limone deponendole su carta forno o su uno di quei teli di silicone.
Senza sciacquare la pentola da marmellate metteteci dentro quello che avete preparato il giorno prima e portate a ebollizione mescolando delicatamente. Schiumate.
Cucinate a fuoco vivace per un quarto d’ora mescolando sempre e schiumando ove sia necessario. Ridate l’ultimo colpo di bollitura, verificate la consistenza, dividete le rotelle di limoni nei vasi a decorarne le pareti e invasate subito, a caldo.

Ferber Potiron et citron caramélisé


Piccola Nota: tagliando a fettine sottili i due limoni io ho ottenuto un numero di fettine di limone molto più elevato di quello che la Ferber scrive nel seguito della ricetta, ovvero tre per vaso.

giovedì 21 novembre 2013

Gelée e riserva di pectina da frutti che ne sono ricchi,come da mele malmature, crabapple, mele o pere cotogne

L'indomito Malus Ballerina a settembre L'autunno, qui da me a 1.260 metri in Valle di Casìes vede ancora sui rami le mele del Malus Ballerina, se siamo stati fortunati, del Malus John Downie e del Malus Red Sentinel, oltre ad altri frutti di cui parlerò in altro momento.
Malmature tutte, più o meno come in agosto, credo, nella zona dei meleti in Alto Adige, zona più bassa e mite, e in Trentino.
Ottima cosa per me che amo le gelée di molta frutta con scarso gelificazione e non vado matta né per la pectina aggiunta o zuccheri gelificanti, che tuttavia in certi casi utilizzo, né per il sentore forte di mela se si utilizza succo di mele Granny Smith o altre mele quasi mature o mature.
Con queste mie mele molto acide ottengo o gelée finite oppure una provvista di succo da addizionare, come integrazione di pectina, in altre gelée, di altra frutta o profumate di fiori, come quelle alla rosa, o erbe aromatiche. Con o senza spezie aggiunte.
E le mele, o pere, cotogne, non nel mio giardino, che il cotogno è sì resistente a minime di -15. come leggo in giro, ma forse non ai -25..
Ecco come ottenere ottime scorte di pectina o gelée particolarmente interessanti, come questa (dal Malus Ballerina aromatizzata con menta fresca (in secondo piano, e fuori fuoco, dal Malus John Downie al cardamomo e rosa rugosa Hansa)):

gelee des pommes a la menthe fraiche

o queste, dal Malus John Downie e baccelli di vaniglia regalo della mia amica Giuliana.

 gelée des pommes malus john downie


Io seguo il metodo di Christine Ferber, seguendo la ricetta del Larousse des confitures, lievemente diversa da quella presente nell'altro suo libro Mes Confitures.
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In questo caso per le mele/pere cotogne:

1 kg. di mele/pere cotogne
tanto peso in zucchero quando peso del succo ottenuto
1 limone (unito eventualmente ad altro, vedere la nota in calce) per ogni kg di succo ottenuto


1) Estrazione del succo (da mele/pere cotogne mature e profumate).
Tolta con un panno la peluria che avvolge i frutti, sciacquarli in acqua fredda, liberarli del picciolo e di quel che resta del calice.
Pesarli e calcolare un peso doppio di acqua.
Tagliarli in quarti lasciando torsolo,  semi e bucce e poi a pezzotti.
Metterli in una casseruola coprendoli del quantitativo di acqua necessario (in genere il rapporto 2:1 acqua/frutta è giusto) e fare cuocere a fuoco dolce per 30-40 minuti, senza mescolare. I frutti si devono poter schiacciare con la pressione di un dito.

Filtrare (così faccio io) attraverso un'étamine o un telo da formaggio, questo secondo è un telo in lino che uso doppio, che faccio bollire poco prima per una decina di minuti e strizzo bene e far colare il succo in un recipiente non metallico, in vetro o acciaio inox. Non comprimere in nessun modo la frutta, non strizzare il tessuto che contiene la polpa, ché noi si vogliono gelée perfette.Lasciar scolare e decantare tutta la notte in luogo fresco. Potrete o metter via in dosi opportune il succo (in freezer) per utilizzi successivi oppure procedere, dopo la decantazione, alla preparazione della gelée.

2) Gelée
Travasare lentamente in altro recipiente, non arrivando alla fine del contenuto, di modo che il sedime del riposo notturno non intorbidi in nessun modo la nostra luminosa gelée, che schiumeremo quindi meno.
Pesare il succo ottenuto e mettere in frigo la frutta, che servirà per altro, per esempio un fruit cheese, di cui, per le cotogne, trovate la ricetta qui.
Pesare tanto zucchero quanto il succo, calcolate un limone per kg. di succo. Se voleste aromatizzare con buccia di limone la gelée prelevate le scorzette del limone prima di spremerlo.
Io trovo utile scaldare un pochetto lo zucchero (e lo faccio nel forno, che contiene già i vasi da sterilizzare) a 50 gradi, temperatura che poi alzerò una volta tratto fuori lo zucchero.

Riunire nella pentola da confettura (larga e svasata) il succo di cotogne. il succo di limnone e lo zucchero e sciogliere a calore molto dolce quest'ultimo (difetti se si alza la fiamma prima che lo zucchero sia disciolto perfettamente).

Portare a ebollizione, schiumare con diligenza  certosina (io uso oltre alla schiumarola, quando il prodotto non è ancora troppo denso, un colino a maglie fitte (in acciaio inox) entro il quale verso mestolate del succo che si va addensando, sopra la pentola stessa).
Lasciate cuocere a fiamma viva, più o meno dieci minuti per la Ferber per me di più perché non ho un bel fornello a gas come vorrei, in ogni caso fino a tenuta della gelée, ovvero a 105° C, che io misuro con un termometro a sonda, e con controllo della goccia su piattino freddo.
Invasare (io in vasi caldissimi, a volte usando ancora il passino, se noto imperfezioni nella gelée) e incoperchiare con coperchi fatti bollire poco prima.

N.B. Poiché le cotogne si associano meravigliosamente agli agrumi e alle spezie potrete profumare questa gelée aggiungendo  (per kg. di frutta) scorzette di un'arancia e di un limone non trattati, cannella in canna, 1/4 di cucchiaio da caffé del meraviglioso cardamomo (di cui macinerete i piccoli semi al momento). Con le mele (renette) al forno l'aggiunta di un po' di questa gelée sarà da sballo.




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giovedì 14 novembre 2013

The House of the Rising Pot - Chutney de Sureau dal Larousse des Confitures

col sambuco raccolto e certosinamente sgranato.

Desidero ringraziare l'amica Valentina che mi ha richiamato alla prudenza nel consigliare fiori, bacche o altri componenti che si possono raccogliere in giro da piante selvatiche e quindi vi invito a scaricare e a leggere attentamente questo documento di un centro antiveleni, per non incorrere in errore raccogliendo bacche di piante sconosciute, e questo, che mostra e descrive molto chiaramente le caratteristiche del sambucus nigra rispetto a quelle di un altro sambucus, l'ebulus, da evitare..

Ne era rimasto solo,un po', orfano di vasetto troppo scarso da esser chiuso a caldo e messo via: qualche cucchiaiata, che aveva trovato asilo provvisorio in un vasetto di omogeneizzati.
Così ho potuto assaggiarlo e trovarlo molto buono già così, ancora da stagionare.
Tanto da ripeterlo, raccogliendo le ultime bacche del grande arbusto, cresciuto tra i massi di sostegno di giardini e case, qui in valle, rialzati dal prato dove pascolano lungo l'autunno le vacche al ritorno dall'alpeggio, se la neve non la fa troppo da padrona.

piccole mani d'autunno

L'autunno, appunto, stringe i giorni nostri, ormai; le foto dai colori rosseggianti non scattate ieri non le ritrovi oggi, e così bacche e sementi, che sono seguiti ai fiori di rugosa, rosa vinosa e profumata, e canina e glauca e di selvaggio sambuco.
E gli ultimi boccioli.
Commoventi nel loro insistere ai primi geli.
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quanto c e di struggente in un ultima rosa

Così oltrepassiamo il basso steccato, il Papo ed io - con un cestello a rete fitta sottobraccio e cesoie in mano, io, lui trotterellante festoso - ci avviamo per il prato a raccogliere quel che gli uccelletti paiono snobbare.
Ci avviamo è parola grossa, visto che il canetto molto inclina a deviare verso le tracce lasciate da un trattore spandi-concime. Ovvero il trattore col serbatoio di urina delle vacche (il piseròth de le vàche - come precisa mio marito, che tiene a marcare i suoi natali nella sinistra Piave contadina). Perché il malnato canetto, come molti simili suoi,  molto è attratto da questi sentori agresti, e come sente lo sferragliante trattore, presto si getta oltre la recinzione, in corse matte, a grufolare e strofinarsi, pure, di schiena, panza, collo, muso, in quel che non sto a nominare, e a guardarmi beffardo in improvvise soste mentre nello scenario di silenti pascoli alpini strillo e mi affanno a (non) farmi obbedire.
Poi torna, gaglioffo, con quel suo sguardo parachiulo e gli fo il pistolotto: "Bruttocanecattivo!", così gli dico contro, che non gli sfioro con questi accenti non dico le orecchiette portate indietro alla finto pentito ma manco quei buffi baffetti che gli son spuntati da un mese, dal compiere dell'anno o quasi.
Riempito il cestello, con grande attenzione per non sgranare lì sul prato il succoso bottino, ce ne torniamo a casa mentre si fa così presto sera.

uhm saranno anche vegan questi croccantini strani ...

Embé, e la ricetta?

Serve ormai solo per l'anno prossimo, se i sambuchi ce la faranno a maturare. E va tenuto ben presente che se malmature queste bacche sono tossiche, per dispetto di natura, e van quindi colte al momento giusto.

Di ricette ne ho seguite tre, due di Christine Ferber, entrambe dal Larousse des Confitures, e una di un notevole libro, molto molto interessante, Jams, preserves, edible gifts.

Ecco la prima:

1 kg. di bacche di sambuco
1 grossa cipolla
10 gr. di zenzero fresco
1 piccolo peperoncino rosso
200 gr. di zucchero semolato
1 chiodo di garofano
1 pizzico di pimento (allspice)
1 cucchiaio da caffè di mostarda in grani
1 pizzico di cannella in polvere
50 cl. di aceto di mele (occhio, eh, deve essere buonerrimo, non lesinate)

vi consiglio di sciacquare il raccolto in un bel capiente colino di rete, in modo da non perdere le bacche vaganti, che tendono a staccarsi dalla ridente famigliola e a disperdersi nell'universo mondo.
Risciacquate per bene, lasciate scolare e mettetevi di buzzo buono, accendete la radio, sentitevi un podcast intitolato, che so', alle guerre Atene-Sparta o alla lotta contro i Persiani (che è la volta buona che vi fate 'na cultura), agguantate una forchetta e pettinate le ex infiorescenze raccogliendo le bacche e stando all'occhio, come prima, a non farle rimbalzare come pois dispettosi dappertutto.
Se coi Persiani i Greci finissero prima di voi col sambuco, mettete su le Guerre Puniche e dovreste essere a posto per tutta la conserva.
Fatto questo, pesate il frutto del vostro duro lavoro e vedete mo' se avete raggiunto il kg. (inteso di sambuco sgranato, non del vostro dimagrimento durante l'operazione).

Siccome il kg. l'avrete sicuramente preso addosso voi mangiucchiando qualcosa tra una pettinata e l'altra del sambuco, sfogatevi sulla cipolla e massacratela sul tagliere riducendola in pezzetti minuti.
Commemorando in lacrime il vostro cipollesco misfatto non dimenticate di pelare lo zenzero, pesarlo e ridurlo come la cipolla.
Il peperoncino, che taglierete a pezzetti dopo averlo mondato, ed a cui toglierete i semi, sarà il vendicatore di cipolla e zenzero se non vi ricorderete di evitare di toccarvi gli occhi dopo averlo sezionato.

Ora mettete le bacche di sambuco nella vostra bella casseruola a fondo pesante (mi raccomando, sempre nelle vostre pentole, eh, come sempre precisano gli sceffi in TV: MAI in quella della vicina, sempre nelle vostre pentole; E belle, naturalmente.). Comprimetele leggermente con la schiumarola, aggiungete la cipolla, lo zucchero, lo zenzero, il peperoncino e le altre spezie e scaldate molto dolcemente per far fondere lo zucchero.

Fusi che siate, voi cartaginesi e possibilmente lo zucchero, versate l'aceto, portate a ebollizione e lasciate cuocere 50 minuti a fuoco dolce, mescolando fino a quando il composto non si inspessisca per bene.

Nel frattempo preparate gli sterilizzandi vasi nel forno, impostato a un po' più di 100 gradi che-no-se-sa- mai, e mettete, in ultima, i coperchi a bollire.

All'ultima guerra punica penso che la vostra negra blobbazza potrebbe essere evaporata nella giusta misura, così potreste tranquillamente ustionarvi coi vasi bollenti travasando il vostro chutney selvaggio nei detti recipienti, badando a riempirli senza bolle d'aria e a chiuderli con i coperchi tratti dall'acqua bollente e fatti un momento scolare su un (appunto) colino.








cadona, guarda che ti vediamo: non fare la zuccona e sgancia la ricetta

Pumkin Preserve da Sensational Preserves di Hilaire Walden

La conserva novembrina per eccellenza!

Io ho usato una zucca Delica, che trovo ottima per la sua polpa burrosa e per la consistenza che dona alle confetture.

Primo giorno: 'a zucca mo' ti sistemo io!

Ho tagliato a fette (anzi me la sono fatta tagliare a fette da mio marito per evitare di rischiare un kara-hiri col coltellazzo da cucina) la detta stimata zucca, naturalmente privata dell'interno e dei semi, che ho tenuti e certosinamente nettati. Messi poi in forno - urlo disarticolato al detto coniuge, che stava per gettarli nella pattumiera -  quando ho sterilizzato i vasetti vuoti e deliziosamente quasi tostati.

Buccia tolta con uno splendido attrezzo che spela pure i pomodori e fatta la polpa a dadini, o pezzetti.
(Richiesta da Stefania, ecco l'attrezzo mio: rotex-pela-sbuccia-pomodori-patate-lama-oscillante.)

Passaggio a bilancia e annotato il peso, ché di ugual quantitativo di zucchero si abbisogna, messa a bollire l'acqua per la precottura al vapore.
L'acqua bolle e inserisco sopra quella casseruola il contenitore forato per la cottura a vapore, con dentro la zucca a pezzetti. Timer su 20 minuti.
Nel frattempo mi occupo della proporzione dello zenzero fresco: Su 450 gr. di polpa nettata 25 gr. di zenzero, cioè passo a passo ché qua vedo che le proporzioni sono diventate, dopo le medie, un mistero per molti, se su 450 gr. di polpa ci vogliono 25 gr. di zenzero ciò significa per per un grammo di polpa ce ne vogliono 25/450, quindi se voi ne avete, di polpa, x grammi, per determinare il peso di zenzero dovrete fare questo impervio calcolo: x * 25/450. (vi lascio operare le semplificazioni)
Succo di limone: su 450 gr. di polpa di zucca serve il succo di mezzo limone. Vedete voi quanto metterne.
Spello lo zenzero, peso il netto e alé! la grattugia Microplane bellissima che ho non lo grattugia tanto bene e così lo affetto sottile, e poi lo riduco a pezzetti minimissimi col coltellazzo da cucina, mentre lo zucchero pesato sta nel forno (non sparpagliato, eh  ;-DDD) a far wellness a 50 gradi.
Il timer suona e io non ho che da riunire zucca, succo di limone, zenzero e zucchero in un contenitore non metallico, che andrà coperto e messo religiosamente al fresco per 24 ore.

Secondo giorno: la delizia traslucida

Trasferisco quanto macerato 24 ore prima nella casseruola in cui fo le marmellate ecc... (fondo spesso) e pian piano riscaldo vegliando come antica nutrice sulla soluzione dello zucchero. Nel frattempo metto i vasetti a sterilizzarsi nel forno (ricordarsi dei semi da tostare) e i coperchi a bollire.
Quando sia dissolto il detto zucchero nella dissoluta conserva. alzo la fiamma e porto a bollore (boil hard for 15 minutes), bollire fieramente per 15 minuti fino a quando la delizia in corso non sia spessa e traslucida (si mantengono certi pezzetti goduriosissimi).
Nel frattempo star di guardia e MESCOLARE, EH, e non sedersi giusto un attimo a vedere che c'è di bello su FB ché vi si caramella tutto e non venite poi a raccontare che l'avete caramellizzata apposta, ché noi ci abbiamo i capelli bianchi e siamo vecchie volpone.

Invasare a caldo.

Qualche tempo dopo fotografare in controluce e mettere su Flickr e/o FB per far ciccare tutti :-DDD))))









mercoledì 13 novembre 2013

Quince Cheese, ove si parla di mele, o pere, cotogne e di una specie di marmellata da sformare e servire a fette

Taccuino "Memorie di cotogne con l'anice stellato"

Mi premeva, vista la stagione quasi al termine di mele e pere cotogne, di riportarvi questa ricetta, dal mio splendido libro Sensational Preserves, con cui utilizzo in maniera molto molto soddisfacente ciò che resta al termine dell'estrazione del succo, attraverso bollitura, delle mele o pere cotogne, succo che utilizzo per farne deliziose gelée.

La pulizia delle cotogne, che vanno utilizzate solo quando sono pienamente gialle, avviene in due tempi: va rimosso con un panno quel velo che le avvolge, come di peluria, e poi vanno velocemente lavate sotto l'acqua corrente ed asciugate.
Si tagliano a metà, poi a quarti e poi a pezzetti, lasciando torsolo e semi, e si coprono d'acqua, portandola a bollore e lasciando sobbollire, senza mescolare, per 30 - 45 minuti.
Christine Ferber, la cui ricetta seguo sempre per ottenere le gelée, usa due litri di acqua per ogni kg di cotogne, dunque regolatevi sull'acqua pesando le vostre cotogne e raddoppiando questo peso per determinare l'acqua occorrente. Poiché, come tutti sappiamo, 1 kg. d'acqua corrisponde a 1 litro di capacità, potreste o pesare anche l'acqua oppure avvalervi di un dosatore.

Terminata la bollitura, eventualmente da prolungare fino a quando la frutta non sia ammorbidita, mettete la polpa in un'étamine o in un telo, doppio, da formaggio, che avrete preventivamente fatto bollire e strizzato bene, sostenuto in qualche modo sopra un contenitore in grado di raccogliere l'acqua di cottura, cioè il succo, e lasciate scolare tutta la notte in luogo fresco. In ambito anglosassone si trovano in commercio delle jelly bag, munite di supporto, ma non è difficile provvedere in altro modo.

Il mattino dopo avrete il vostro succo che utilizzerete per la gelée, di cui trovate il procedimento qui,  la vostra polpa. Importantissima nota: non strizzate, non premete sopra il recipiente il telo che avete usato per sgocciolare il succo: vogliamo gelatine gioiello, no?, quindi trasparentissime e senza impurezze.

Mettete in bottiglie di vetro il succo e piazzatele in frigo, tratterete il succo più tardi.

Passate la polpa ottenuta o attraverso un setaccio non metallico (con l'eccezione dell'acciaio inox, che può essere usato senza controindicazioni), o col moulin légumes, quel passaverdure che abbiamo più o meno tutti in casa, usando il disco a buchetti più fini.
Ottenuta la polpa, vediamo di diventare un po' matti con la ricetta, che prevede che per ogni 570 ml. di polpa si utilizzino 450 gr. di zucchero.
Non avendo una gran voglia di misurare il volume in ml. della mia polpa sono passata ai grammi per ml. con questo calcolo: ho un comodo misurino da 250 ml. così l'ho riempito con la purea di cotogna  perfettamente livellata: pesando il tutto e sottraendo il peso del misurino ho fatto un semplice calcolo.
Se 250 ml della mia polpa pesano (quanto pesavano, cioè 235 grammi) un ml della polpa pesa 235/250, quindi 570 ml peseranno 570*235/250, cioè gr. 606, arrotondando.
Dunque per ogni 606 gr. di polpa utilizzerò, secondo la ricetta, 450 gr. di zucchero (ovvero per ogni grammo di polpa 450/606 di zucchero) e siccome di grammi di polpa ne ho in tutto 1030 utilizzerò 1030*450/606 grammi di zucchero.

Calcolate il peso dello zucchero occorrente e scaldatelo un pochetto (a 50 gradi non di più) nel forno: è un sistema molto comodo per ottenere la sua perfetta soluzione senza attendere troppo e senza correre rischi come in questo caso, di polpa molto densa.
Mettere polpa e zucchero nella pentola e riscaldate molto leggermente, sempre mescolando, di modo da accertarvi del perfetto scioglimento dello zucchero e poi portate a bollore, cuocendo dolcemente per 45-55 minuti mescolando di frequente e prestando molta attenzione al fondo della pentola. I cheese sono cotti quando un cucchiaio di legno traccia chiaramente sul fondo del tegame una linea distinta e relativamente persistente.
Nel frattempo avrete predisposto i recipienti per il cheese che sarebbe bene fossero vasetti svasati (se mi passate il gioco) di modo da poter sformare il cheese al momento dell'utilizzo servendolo proprio come un formaggio, da tagliarsi a fette. Se avete di questi vasetti a tronco di cono i vasi dovranno essere non solo riscaldati (e sterilizzati, prima, così come i coperchi) ma leggermente oliati, magari con olio di mandorle, altrimenti non è necessaria nessuna oliatura.
Invasate a caldo.
Fate stagionare in luogo buio e fresco per almeno 2 -3 mesi prima del consumo.

PS io ho preso un po' di confidenza con le spezie e ho trovato molto buono il sapore che si ottiene aggiungendo a inizio cottura, più o meno per kg. di polpa, quattro semi di badiana (anice stellato) pestati finemente nel mortaio e ridotti in polvere.





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Cimette di cavolfiori in aceto aromatizzato al momento, con curcuma, senape, peperoncino e semi di sedano. E cipolle e peperoni rossi.

Oh, eccomi di nuovo alle prese con il pignattone Weck per sterilizzare (diciamo così) e con l'ottimo libro, presente anche su Internet in formato html o in pdf, Complete guide to home canning (USDA).


Stanotte ho fatto la ricetta illustrata qui sopra.
Avevo due bellissimi cavolfiori, uno grandetto e uno piccolo e ho tagliato le cimette per un totale, in volume, di tre litri, avevo tutto il resto tranne i semi di sedano, che comprerò al più presto, visto che nel frattempo li ho trovato in vendita on line e devo solo comparare i costi per decidermi all'acquisto.
Non è la prima volta che faccio questa ricetta e ricordavo bene che fa sempre il bidone la dose di aceto, che non è sufficiente per tutti i vasi preparati, ora ve la trascrivo nella traduzione, con le note e correzioni che m'è parso giusto apportare, rimandando al seguito l'originale e il link a cui scaricare l'ottimo testo.


Ho assunto, come unità di misura, e sottomultipli relativi, la cosidetta metric cup, ovvero 1 cup = 250 ml. (e sottomultipli tbsp (cucchiai da tavola) e tsp (cucchiai da tè) correlati.

Cimette di Cavolfiore Sott'Aceto (o Cavoletti di Bruxelles)


    12 tazze di cimette di cavolfiore (2.5-5 cm max l'una) o di cavoletti di Bruxelles
    (sono tre litri)
    4 tazze di aceto bianco(5% di acidità)
    (ce ne vogliono come minimo l. 1.75 (ma forse meglio abbondare) e io ho usato aceto bio al 7%)
    2 tazze di zucchero
    2 tazze di cipolle a fettine sottili
    (1 cipolla media, io ne ho usata una gialla)
    1 tazza di peperoni rossi dolci a piccoli pezzi
    (un po' meno di un peperone)
    2 cucchiai da tavola di semi di senape
    1 cucchiaio  da tavola di semi di sedano
    (non l'avevo, pare conferiscano un sapore amarotico)
    1 cucchiaino da tè di curcuma

    (attenzione: l'aceto con questa spezia potrebbe macchiarvi il piano in laminato della cucina, provvedete a ripararlo quando invaserete e vedrete che bel colore giallo vivace assumerà la conserva!)
    1 cucchiaino da tè di peperoncino a scaglie
    (tagliati rozzamente peperoncini secchi, lasciati i semi)
    Resa: circa l. 3 di conserva
Lavare, mondare (eliminando dai cavoletti le foglie esterne rovinate) la verdura. 

Scottare i cavoli/cavoletti in acqua bollente salata (4 cucchiai da tavola di sale per l. 3.8 di acqua), 3 minuti nel caso delle cimette di cavolfiore, 4 minuti nel caso dei cavoletti di Bruxelles. Scolare e lasciar raffreddare. 
(meglio farsi un'idea di quanti barattoli ci vogliano, mettere la verdura sbollentata in un vaso campione e toglierla via via per vedere quanta capacità/vasi occorrano)


Mischiare l'aceto, lo zucchero la cipolla a fette sottili, il peperone rosso a pezzetti e le spezie in una pentola e portare ad ebollizione mescolando per bene per assicurare la soluzione dello zucchero e lasciar sobbollire 5 minuti. 
Distribuire la cipolla ed il peperone nei barattoli, aggiungere i cavolfiori o i cavoletti, coprire col liquido di conservazione bollente, lasciando 13 mm di spazio fino al bordo del vaso (per assicurare uno spazio di dilatazione alla conserva durante la sterilizzazione).
Leggere attentamente le norme generali (nei link che troverete oltre) per quanto riguarda vasi, coperchi e pentoloni.


Visto che il tempo di sterilizzazione è pari ad almeno 10 minuti non occorre presterilizzare i barattoli a vuoto, basta che siano accuratamente puliti.
Chiudere (occhio a non serrare con troppa forza i coperchi dei vasi Quattro Stagioni, o capsule Twist Off che siano) e sterilizzare scegliendo il tempo in base all'altitudine. Controllare qui sotto i tempi di sterilizzazione.



Tipo di InvasaturaVasetti:
ml
Minuti di sterilizzazione all'altitudine di
0-304m305-1820mSopra i 1820m
A Caldo240-47010 min15 min20 min

Finito il tempo prescritto estrarre i vasi dalla pentola badando a non prenderli per il coperchio.
(utilizzare le comode pinze fatte apposta)

Per chi volesse consultare il manula (mi accorgo ora che ne è stata rilasciata una nuova edizione, del 1999): http://nchfp.uga.edu/publications/publications_usda.html.

scaricabile anche in pdf (a sezioni). Per far prima basta che, nella pagina di cui vi ho appena messo il link, facciate un click su quell'indice col tasto destro del mouse e selezioniate l'opzione "salva oggetto con nome".
Per ogni capitolo. Così avrete il libro nella sua interezza e sistematicità, ed è importante che sia intero perché le norme di conservazione sono più importanti delle singole ricette e vanno seguite per bene.
Diventerete matte, come me, per le misure impiegate, soprattutto per le famigerate cup (tazze), misure molto approssimative, visto che il quantitativo misurato in questo modo, ovvero per capacità, dipende in misura variabilissima dalla pezzatura dei misurandi oggetti :-)).


L'originale lo trovate a pag. 17 del fascicolo n. 6: PICKLED CAULIFLOWER OR BRUSSELS SPROUTS, riporto qui dosi e procedimento per mostrare le correzioni apportate
12 cups of 1- to 2-inch cauliflower flowerets or small Brussels sprouts 

(un cavolfiore grande e uno piccolo)

4 cups white vinegar (5%)

(4 x 250 ml = 1 lt, insufficiente: ne serve almeno l. 1,750, se non un pochetto di più,  e io ho usato aceto di vino bianco bio acidità 7%)

2 cups sugar
2 cups thinly sliced onions 

(due cipolle medie, ne avevo di gialle, ho usato quelle)

1 cup diced sweet red peppers

(meno di un peperone)

2 tbsp mustard seed
1 tbsp celery seed
1 tsp turmeric
1 tsp hot red pepper flakes

Yield:  About 9 half-pints

( ho misurato lo spazio occupato dal cavolfiore dopo la sbianchitura (del resto sono 12 cup, ovvero 12 x 250 ml. = l. 3) e non è che cambi in volume, così ci sono voluti 6 vasetti da mezzo litro l'uno (mi riferisco ai Quattro Stagioni Bormioli), per un totale di l. 3.
Procedure:  Wash cauliflower flowerets or Brussels sprouts (remove stems and blemished outer leaves) and boil in salt water (4 tsp canning salt per gallon of water) for 3 minutes for cauliflower and 4 minutes for Brussels sprouts. Drain and cool. Combine vinegar, sugar, onion, diced red pepper, and spices in large saucepan. Bring to a boil and simmer 5 minutes. Distribute onion and diced pepper among jars. Fill hot jars with pieces and pickling solution, leaving 1/2-inch headspace. Remove air bubbles and adjust headspace if needed. Wipe rims of jars with a dampened clean paper towel. Adjust lids and process according to the recommendations in Table 1
(vedere gli altri capitoli del libro, nella parte delle tecniche generali)

Table 1. 
Recommended process time forPickled Cauliflower or Brussel Sprouts in a boiling-water canner.


Style of Pack Hot

Jar Size Half-pints or Pints

(tempi a seconda dell'altitudine (cercarsi un converter)

0 -1,000 ft 10 min

1,001 -6,000 ft 15 min

Above 6,000 ft 20 min

This document was extracted from the "CompleteGuide to Home Canning", Agriculture Information Bulletin No. 539, USDA.Reviewed 1999










mercoledì 6 novembre 2013

Chutney de poire et aubergine da Larousse des Confitures (Ferber) con ringraziamento a Silvana!

Verso il Chutney Poires et Aubergines

A Silvana, che mi ha tempestivamente mandato del Piment d'Espelette della sua scorta, GRAZIE!

Neve, aspettami che me te magno!

Ora, mentre fuori continua a scendere la neve e il canetto smania per uscire a dar di matto, lo faccio, anche se le melanzane - vista la stagione - non sono al loro massimo.
Poi, come promesso, tradurrò qui la ricetta.

Chutney di Pere e di Melanzane
Larousse des Confitures Christine Ferber

Preparazione: 60 minuti di cottura più il tempo di misurare e preparare gli ingredienti.

Ingredienti:

3 grosse pere (io ho usato pere Williams verdi (che stavano diventando gialle)
il succo di 4 limoni verdi (ne avevo due di verdini e due gialli)
3 melanzane molto sode
1 cipolla (io ne ho usata una bianca)
2 spicchi d'aglio
1/2 cucchiaino da caffé di sale
1 cucchiaino da caffé di zenzero grattugiato
2 chiodi di garofano
1 cucchiaino da caffé di Piment d'Espelette
30 cl di aceto di vino bianco
200 gr. di zucchero rosso (io ho usato dello zucchero di canna grezzo, piuttosto scuro)

Procedimento:

Tagliare in quarti le pere, liberandole di torso e piccolo e, senza sbucciarle, tagliarle a dadini (consiglio di non farle dei pezzettoni troppo grandi perché tendono a non disfarsi) e metterle, irrorate del succo di due dei quattro limoni, in una terrina.

Tagliare ugualmente a dadini le melanzane, lasciando la buccia e metterle nel recipiente di cottura. dove si aggiungeranno cipolla e aglio finemente tagliati, il succo dei restanti limoni, le spezie tutte e l'aceto.

Fare sobbollire.per una trentina di minuti a fuoco dolce: le melanzane dovranno fondersi.

Aggiungete, a quel punto, lo zucchero e le pere prestando molta attenzione a che lo zucchero si sciolga perfettamente, fate riprendere il calore e continuate a sobbollire per una trentina di minuti, fino a quanto siano raggiunte densità e texture di un purée.

Invasare in vasi caldi e sterili, incoperchiare e fare raffreddare fuori da correnti d'aria o sbalzi termici (io copro i vasi con un panno).

Far maturare il chutney un mese prima di consumare.


Chutney De Poire Et Aubergine :


Préparation : 30 min. 

3 grosses Poires,
4 Citrons verts (le jus),
3 Aubergines bien fermes,
1 Oignon,
2 Gousses D'ail,
1/2 cuillère à Café de sel,
1 cuillère à Café de gingembre râpé,
2 clous de girofle,
1 cuillère à Café de piment d'Espelette,
30 cl de vinaigre de vin blanc,
200 g de sucre roux

1 On découpe les Poires sans retirer la peau, mais on extrait les pépins et les filaments. On les détaille en dés, et on les place dans une terrine avec le Jus De Citron.

2 On détaille les Aubergines en dés, en gardant également la peau

3 On puis on détaille l' Ail et l'oignon.

4 On place ces derniers dans une casserole avec le Jus De Citron restant, les Aubergines, les épices, le sel et le vinaigre.

5 On fait mijoter le tout 1/2 heure, en mélangeant bien.

6 Une fois les Aubergines bien ramollies, on incorpore le sucre et les Poires, on remue bien car le sucre doit etre parfaitement fondu.

7 On fait mijoter 1/2 heure supplémentaire, et une fois bien épaissi, et redutit en purée on répartit le chutney dans les pots chauds que l'on ferme tout de suite.


On attend un mois avant de consommer.