Ieri, 23 marzo, a suolo ancora gelato, le abbiamo rimosse. Le protezioni invernali, intendo. Non la pacciamatura tutta ma le ramaglie di abete e pino mugo. Non so se siano state una grande idea: che riparino dai venti è un pregio, ma che generino ombra sul suolo e che ne ostacolino il riscaldamento e lo sgelo mi sa che sia una possibilità molto probabile, e da verificare. Del resto anche Markus Obojes, che me ne aveva parlato come di accorgimento locale, dubitava della loro utilità.
Anche se la maggior parte della valle è innevata e i corvi sbìsigano qua e là seguendo le tracce smosse delle talpe, il tempo volge al bello: le gazze continuano ad apprezzare i semi di girasole e sono apparse le farfalle e le rondini.
La neve si è sciolta sul nostro prato e da qualche giorno narcisi e crocus e certi tulipani (Apricot Beauty?) - ai piedi del Prunus Padus - affiorano in piccoli gruppi. Di quelli naturalizzati nel prato nessuna traccia.
Api se ne vedevano anche la settimana scorsa: un po' stordite.
Tra i sopravvissuti accertati: molte delle rose, tra cui l'ottima Nevada, le aquilegie, le euforbie, le veroniche, i papaver orientalis, i gerani piantati due anni fa, i lupini rossi, i sedum, che impazzano, i semprevivi - è chiaro - e forse gli imprudenti narcisi germogliati in novembre.
Dovrò inserire qui qualche foto.
Anzi, le aggiungerò al post di domani.
mercoledì 24 marzo 2010
rondini, farfalle, protezioni e pacciamature invernali
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