Fine ottobre 2010.
La neve, bellissima, resiste ancora.
Il sole che si affaccia in valle di primo mattino, il giorno del mio compleanno, mi accoglie così:
La nebbia lungo il torrente vela gli alberi e piano si dissolve, filamentosa, verso la Val Pusteria.
Tutto cambia di momento in momento.
Rapidamente.
La bella giornata e la temperatura mite fanno pensare che presto la coltre di neve cederà al prato: i contadini ne approfittano per spargere ancora l’urina delle vacche, tracciando solchi marroni. Ne traggo un buon auspicio per i nostri ultimi lavori in giardino, prima che il suolo geli.
Nel frattempo il laborioso impiegatto, in questa neve leggera, si mette d'impegno a scavare e a cavar l'erba.
... tra una canna e l’altra, s’intende.
Più tardi l'impiegatto, dismessi i modi agricoli, riprende il suo aspetto ferino di puma delle nevi e si accommiata, non senza ergersi , in tutta bellezza, accanto alla magnolia stellata, prima di scomparire oltre la staccionata diretto verso ignoti festini.
io riprendo con mano tremante le mie rose, o meglio quel che ne resta tra perle di brina.
Scende presto la sera, a fine ottobre, verso la Val Pusteria.
Le previsioni del tempo indicano precipitazioni. Ancora neve? Terra gelata e impossibilità di conficcarvi le canne di sostegno?
Precipitazioni, sì: un po’ di pioggia e tempo umido nei giorni seguenti.
Cadono foglie.
Brillano bacche.
Novembre inizia con temperature diurne sopra lo zero e la terra, libera dalla neve, è lavorabile: non possiamo porre altro tempo in mezzo e tocca di lavorare sotto una pioggia leggera e intermittente che, purtroppo, bagnerà il terriccio.
Su suggerimento del Bepo avevamo comprato delle canne in plastica: molto resistenti e, a differenza del bambù, non soggette a patogeni. Non belle, certo, ma verranno coperte. Bravo Bepo, grazie! Consiglio prezioso.
Sconsiglio vivamente Il bambù per vernalizzare (licenza per "winterizing" ;-)) le rose, soprattutto se impiegato anche come tutore, a diretto contatto con le piante. Dissotterrate infatti le rose, i pochi bambù utilizzati, nonostante le bassissime temperature invernali, con mia grande sorpresa hanno mostrato sviluppo di muffe e macchie nere.
Qui il fattaccio, ovvero del riempimento di questa grande struttura, che comprendeva quattro rose, malamente iniziato dall'incauto coniuge e ancora più malamente terminato.
Piero, preso dall’entusiasmo, non attende che io fissi le Narrow Water e le altre rose di questo set, ai rispettivi tripodi da sistemarsi ad hoc: le sommerge di terriccio e sabbia mentre io sono in casa a dolermi del mal di schiena.
Nella foto manca ancora un buon metro di terra.
Lascio immaginare il mio disappunto a “lavoro” uxorio fatto e finito del tutto. Secondo lui, naturalmente.
Esco e vedo che ha pure accumulato la terra in modo spropositato da una sola parte (verso la valle) tanto che la struttura di rete, mancando pure di canne di sostegno nel lato più sollecitato, s’inclina pericolosamente, minacciando tracolli.
Credo che i valligiani ne abbiano sentito di tutti i colori quando, da sola, mi sono messa a risollevare la terra, spostandola a monte, liberando per quel che potevo le piante e tentando di assicurarle compostamente. Un lavoro fatto male: molto tempo, molta fatica, molti graffi sulle mani. Ma infine son riuscita a flettere i fusti più alti e a coricarli, legati, coperti con paglia.
La terra è stata distribuita secondo il pendio e la rete, puntellata con un paio di canne aggiuntive, che fortunatamente il suolo ha accolto senza problemi, dovrebbe poter reggere.
Stanca morta, senza manco la forza di fare una fotografia, stendo provvisoriamente un velo doppio di tessuto non tessuto, coperto da teli di plastica, ricavati dai sacchi del terriccio.
Oggi ci siamo ben meritati il giusto riposo.
Promemoria: mai più piante coricate o comunque flesse in orizzontale, mai più paglia tra i rami (almeno non inserita nelle condizioni in cui ho operato io, di lieve pioggerellina). E’ difficilissimo individuare, con la pianta stesa, dove incidere il terriccio ancora semighiacciato senza ledere i fusti. Quanto al secondo punto, il ghiaccio tesse gli steli della paglia con fusti e foglie formando con essi un pannello solido con pochissima inclinazione a sciogliersi. E, altra cosa, mai più accumuli così grandi: temendo gelate dopo la pioggia, accelerammo i lavori e creammo una struttura che avrebbe accolte le due Narrow Water, la Falstaff (Austin Roses) la Jasmina. Il prossimo anno innalzeremo strutture indipendenti, valutando se mettere al riparo insieme solo le due Narrow Water.
Un altro punto riguarda la miscela terriccio e sabbia: nella fretta qualche strato non fu reso uniforme come si sarebbe dovuto: se è il terriccio a prevalere non è cosa grave ma la presenza di uno strato di sabbia relativamente pura forma gelidi blocchi solidissimi.
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4 commenti :
ma che meraviglie di foto e pensieri!!!
pensieri neRvosi!
:-)
Grazie!
complimenti
Grazie! :-)
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